Ammortizzazione da sogno

Nike Performance

Ammortizzazione da sognoLe Nike Vomero 18 nel deserto del Nevada

Ogni runner spinge i propri limiti al massimo, ma c’è chi li spinge fino all’estremo. Abbiamo seguito il team di Nike e Zalando in una delle corse di resistenza più estenuanti al mondo per indagare il potere dei legami ai limiti del possibile.

Di Hiwot Keleta

23 maggio 2025 · Lettura 3 min

C’è qualcosa di magico nel percorso che ogni runner intraprende: inizia molto prima dello start di una gara e prosegue ben oltre dopo aver tagliato il traguardo. L’azione del correre non si riduce solo ai chilometri che si macinano: comprende le alzatacce all’alba, il dolore alle gambe, le battaglie interiori, l’incessante convinzione di inseguire qualcosa di più grande della corsa stessa. E, soprattutto, riguarda i legami che si creano grazie a queste esperienze.

Nessuno lo sa meglio dei nove runner che abbiamo seguito lungo una corsa di 548 chilometri attraverso il Nevada e la California. Non soltanto la lunghezza della loro impresa è stata estenuante, ma il percorso attraversava alcune delle zone più inospitali al mondo: non da ultimo la Death Valley, ampiamente considerata il luogo più caldo della Terra. In tali condizioni, i legami che si intrecciano sono l’aspetto più importante. Un viaggio del genere è più di una semplice prova di forza fisica: è una celebrazione pura e bellissima del coraggio, della connessione e del raggiungimento di obiettivi che sembrano quasi impossibili.

Gruppo di individui diversi in abbigliamento sportivo che posano all'aperto con lo skyline di una città sullo sfondo, un piccolo cane tra le braccia di una persona.

Un percorso come questo non mette alla prova soltanto la forza fisica, ma anche quella mentale. Per il team, non si è trattato semplicemente di riuscire ad attraversare il deserto, ma di affrontare tutto ciò che accadeva nel frattempo: i progressi, il cameratismo e il supporto reciproco silenzioso. La scoperta della resilienza, chilometro dopo chilometro.

Nike comprende le esigenze di ogni atleta e sa come dotarli per le massime prestazioni. “Grandi sogni, grande ammortizzazione” è lo slogan della nuova Vomero 18, la scarpa che i nostri runner hanno scelto per la loro impresa colossale. Elemento di una squadra, il supporto deve essere fisico oltre che emotivo e, per quanto microscopico, ogni più piccolo dettaglio, come un po’ di elasticità extra nella suola, può fare la differenza. Ecco cosa rappresentano le Vomero 18 di Nike: quel pizzico di supporto in più, spesso inavvertito ma sempre solido, che si accumula nel corso dei chilometri. Inoltre, l’abbigliamento tecnico di Nike ha garantito che la squadra fosse ben equipaggiata e si distinguesse in ogni occasione.

Concepite per andare oltre

“ Adottando una prospettiva fanciullesca, possiamo affrontare nuove esperienze. ”

- Amandine Angless

Alla guida di un team di runner che condividono una visione comune, c’è Mattis Molyvdis. Per lui, non si tratta solo di arrivare al traguardo: “Quando la stanchezza si fa sentire, la nostra forza sta nel sostenerci a vicenda, dimostrando che il vero traguardo consiste nel ridefinire insieme i nostri limiti”, afferma.

Amandine Angles, allenatrice e ambasciatrice Nike, affronta le nuove sfide con l’entusiasmo di una bambina al primo giorno di scuola. “Questa corsa è stata un’esperienza unica nella vita!”, dichiara. Lei crede che riconnettersi con il proprio spirito più giocoso sia fondamentale per coltivare una mente aperta e curiosa, soprattutto quando si affronta l’ignoto. Per Amandine, le sfide non consistono tanto nel portare a termine un compito, quanto piuttosto nel processo di apprendimento e nel riconnettersi con la propria vera passione.

Per i limiti estremi quotidiani

“ Riguarda il percorso, la lotta e l’innegabile scarica di adrenalina che si prova quando si dà il massimo. ”

- Angelina Nieddu

E per Angelina Nieddu, allenatrice di stanza a Parigi, ogni falcata è stata un passo in più verso un’evoluzione personale. La sfida non era solo portare a termine la corsa, ma attingere a qualcosa di più profondo, superare i limiti percepiti e trovare una nuova versione di sé lungo il cammino. “Ciò che amo di più dello sport è l’emozione pura che regala”, afferma. Il percorso a un certo punto termina, ma le lezioni e le vittorie rimangono.

In fin dei conti, correre non è mai solo un’esperienza fisica, ma riguarda anche il percorso personale che ne consegue. È questo che rende la fatica e i dolori degni di essere affrontati, poco importa se ciò che si vuole raggiungere è la gloria della medaglia o semplicemente una versione migliore di sé.