Hai fatto a New York la ‘Vendita del Secolo’, e di recente un’altra online. Come ti sei sentita? Hai avuto difficoltà a liberarti di qualcosa, o forse c’è stato un capo in particolare che ha fatto riemergere emozioni forti?
È stato sorprendentemente facile lasciare andare. La maggior parte dei capi erano vintage ed erano entrati nella mia vita dopo aver servito qualcun altro, quindi aveva senso che facessi lo stesso. Quando sono andata ai CFDA Fashion Awards, una ragazza indossava una borsa della mia vendita e un’altra un vestito. Già solo questo valeva tutta la fatica.
Questo solleva una domanda: ci aggrappiamo a un capo d’abbigliamento perché l’oggetto stesso è incredibile, o per il sentimento che rappresenta? Possiedi abiti per cui il lato emotivo ha più valore dell’oggetto in sé?
Sono sempre stata ossessionata dalla mia gonna di Junya Watanabe per come è stata realizzata, e in generale adoro Comme des Garçons, che rappresenta tutte le cose che amo messe insieme. Ma non ci entro più [ride], quindi ho deciso di venderla, perché è giusto che possa averla un’altra persona che apprezza tutte queste cose come me!
Poi c’è un capo che ho acquistato dall’attrice Linda Manz, con cui ho lavorato in Gummo. Lei indossava questa giacca iconica in Snack bar blues, che mi ha venduto, ed è qualcosa che non darei mai via perché è un pezzo della mia storia come attrice, significa molto per me. Spero che anche mio figlio amerà quel film e la terrà.
Capisco come un pezzo del genere possa avere un forte valore emotivo. Penseresti mai di esibire la tua collezione?
Certo, se interessa alla gente. Ho sicuramente tenuto molti pezzi importanti con cui sono stata fotografata, come una maglietta che indossai per la rivista Sassy quando ero al liceo, o i miei abiti per le serate degli Oscar, oltre a una vasta gamma di streetwear. Se qualcuno fosse interessato a farlo, penso che sarebbe davvero divertente.